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|
Il latte alimentare che più conosciamo ed utilizziamo è quello vaccino. Molti lo giudicano un alimento comune,
altri lo considerano un “miracolo biologico”. Per descrivere il latte vaccino si deve innanzitutto ricordare che è il liquido di
secrezione della ghiandola mammaria ed in esso sono presenti sostanze di
filtrazione che provengono dal sangue e altri composti che sono
sintetizzati direttamente nel tessuto mammario. Possiamo affermare che
la cellula in cui si forma il latte è seconda per importanza solo alle
cellule fotosintetiche delle piante e per questa ragione si parla di
“biologia” del latte.
In
epoche lontane la vacca produceva il latte che bastava al suo vitello, è
stato poi l’uomo che ha sfruttato questa potenzialità naturale a suo
vantaggio.
Una
mucca oggi produce fino a 30 litri di latte al giorno.
Ma
come è composto il presunto liquido miracoloso? Chimicamente è una
miscela complessa, contenente in fine emulsione lipidi e vitamine
liposolubili; in fase dispersa proteine, parte dei fosfati e citrati di
calcio e magnesio; ed in soluzione lattosio, sali, sostanze azotate non
proteiche e vitamine idrosolubili. C’è chi sostiene che le sostanze
chimiche nel latte sono più di 90 ma non è possibile essere precisi su
questo dato perché molte di esse interagiscono tra loro. Solo a grandi
linee è possibile indicare nel latte di vacca intero una composizione
di massima.
Il
latte vaccino
Grassi
|
3,5%
|
Proteine
|
3,2%
|
Lattosio
|
4,7%
|
Minerali
|
0,8%
|
Acqua
|
88%
|
pH
|
6,5/6,7%
|
Il
caratteristico colore opalescente è dovuto principalmente alla
dispersione delle proteine e dei sali di calcio.
Prendiamo
ora in esame i suoi principali costituenti.
Le
proteine
Sono
rappresentate per circa l’80 per cento da caseina e per il rimanente
da sieroproteine.
La
caseina prodotta dalla ghiandola mammaria è costituita dalla
associazione di quattro diverse frazioni α caseina (40 per cento),
β caseina (30 per cento), κ caseina (15 per cento), γ
caseina (5 per cento). Le proteine del siero o sieroproteine sono
costituite per circa il 20 per cento da α lattoalbumina, 45 per
cento da β lattoglobulina, 20 per cento da proteoso peptoni, 10 per
cento da immunoglobuline, 5 per cento da una albumina del siero.
Alle
globuline sono legate le proprietà immunitarie del latte. Le albumine e
globuline non coagulano con il caglio. Esse si trovano nel siero, il
liquido residuo alla lavorazione del formaggio. Per farle precipitare e
ottenere la ricotta è necessaria l’azione combinata dell’acido
citrico e del calore.
Il
valore alimentare del latte è da attribuire soprattutto alle proteine.
L’elevato valore biologico. del latte si riscontra nella presenza di
tutti gli aminoacidi essenziali, ovvero di quegli aminoacidi che
l’uomo non riesce a sintetizzare a partire da altri composti ad una
velocità adeguata alle richieste del normale accrescimento e/o
metabolismo e che debbono essere introdotti necessariamente con gli
alimenti.
Per
avere un termine di confronto basta dare un’occhiata al valore
biologico di alcune proteine contenute negli alimenti, studiate da
Mittchel.
Il
valore biologico delle proteine
UOVA
|
94
|
LATTE
|
90
|
CARNE
|
80
|
RISO
|
77
|
FRUMENTO
|
67
|
MAIS
|
60
|
Come
si vede non tutte le proteine: sono uguali ma, a secondo degli
aminoacidi essenziali che possiedono, entrano in una speciale “hit
parade” del loro valore.
Ciò
che forse può stupire è che la carne non compare al primo posto ma
solo dopo uova (la miglior fonte proteica in assoluto) e latte.
I
grassi
La
frazione grassa o lipidica è formata da trigliceridi (98-99 per cento),
da fosfolipidi (0,2-0,4 per cento) e da tracce di acidi grassi, cere
squalene e vitamine liposolubili. I trigliceridi presentano 2/3 di acidi
grassi saturi e 1/3 di acidi grassi insaturi.
Il
grasso del latte caratterizzato per il suo contenuto in acidi grassi a
corta catena quali l’acido butirrico e l’acido capronico, che
contribuiscono a conferire il caratteristico aroma ai formaggi.
La
loro caratteristica più importante per la nostra alimentazione è
quella di essere facilmente assimilati, entrando direttamente nel
circolo sanguigno. Una fonte energetica pronta all’uso, insomma un po'
come quella degli zuccheri.
Forse
non tutti sanno che le sostanze grasse del latte hanno un punto di
fusione attorno ai 30 gradi, ossia fondono, alla temperatura corporea:
questo contribuisce a rendere i grassi del latte i più adatti, tra
quelli animali, per l’alimentazione umana.
Esistono,
poi, diverse tipologie di latte in commercio, legate alla quantità di
grasso presente Tenete conto che le differenze, in termini di calorie
sono davvero basse e forse vale la pena rinunciare a qualche biscotto, o
ad altri alimenti pesanti piuttosto che rinunciare al latte intero.
Ma
vediamo analiticamente quali differenze ci sono tra le differenti
confezioni in commercio.
Grassi
e calorie nel latte
Latte
|
Grassi
|
Kcal
per 100 gr
|
INTERO
|
3,5
|
62
|
PARZ.
SCREMATO
|
1,6
|
49
|
SCREMATO
|
0,2
|
36
|
Un
litro di latte intero, poi, contiene solo 0,1 grammi di colesterolo. Se
teniamo presente che, pure consumando mezzo litro di latte al giorno
una persona normale assimilerebbe solo il 6 per cento del massimo
ammissibile (e un individuo a rischio il 16) , è facile comprendere
come non rappresenti assolutamente un alimento a rischio.
Per
averne una riprova diamo uno sguardo alle differenti quote di
colesterolo presenti negli alimenti.
Colesterolo
in 100 gr. di alimento
Alimento
|
mg/100
g di parte edibile
|
CERVELLO
|
2360
|
UOVO
|
504
|
FEGATO
DI MANZO
|
320
|
CAVIALE
|
300
|
BURRO
|
250
|
PARMIGIANO
|
190
|
PROSCIUTTO
|
100
|
FORMAGGIO
|
102/66
|
AGNELLO
|
98
|
POLLO
|
90
|
MAIALE
|
89
|
ARAGOSTA
BOLLITA
|
85
|
MAIONESE
|
70
|
BOVINO
|
68
|
MOLLUSCHI
|
50
|
SALMONE
FRESCO
|
35
|
PASTA
ALL’UOVO
|
31
|
LATTE
INTERO
|
14
|
YQGURT
INTERO
|
13
|
YOGURT
PARZ. SCREMATO
|
8
|
LATTE
PARZ. SCREMATO
|
5
|
LATTE
SCREMATO
|
2
|
Gli
zuccheri: il lattosio
È
lo zucchero caratteristico del latte ed il suo potere dolcificante è
circa un quinto di quello del saccarosio. All’analisi chimica, il
lattosio risulta essere un disaccaride costituito da una molecola di
galattosio e da una molecola di glucosio.
Si
tratta di una sostanza normalmente di facile digeribilità da parte di
un enzima intestinale denominato lattasi. Dall'idrolisi del lattosio (il
primo stadio del metabolismo digestivo di questo alimento) si ottiene il
glucosio e il galattosio.
Il
primo rappresenta per l’organismo il materiale energetico di più
rapido impiego, mentre il galattosio ha un destino ben più specifico:
viene incorporato tale e quale nei cerebrosidi che rivestono le fibre
nervose formando la mielina ed è quindi essenziale proprio per la
formazione del tessuto nervoso.
La
digestione del lattosio è legata alla presenza della lattasi. Questo
enzima intestinale, presente già nell’intestino del neonato,
diminuisce con l’età (spesso in conseguenza dello scarso consumo di
latte) e talvolta può risultare insufficiente per idrolizzare il
lattosio e di conseguenza nell’individuo si sviluppano fenomeni di
intolleranza al latte. Per queste persone alcune aziende del settore
lattiero caseario hanno prodotto, in questi ultimi anni, del latte con
il lattosio già idrolizzato (in pratica già semidigerito) per via
enzimatica, quindi tollerato anche in carenza di lattasi.
Nelle
trasformazioni lattiero-casearie il lattosio è il substrato delle
fermentazioni lattiche, necessarie nella produzione dello yogurt e dei
formaggi.
Tra
le sue doti da non trascurare, poi, c’è l’aiuto
nell’assimilazione del calcio (indispensabile nei bambini ma anche
negli adulti per prevenire l’osteoporosi, la malattia che porta
all’indebolimento delle ossa) e la stimolazione della selezione della
flora intestinale.
I
minerali
I
minerali del latte si suddividono in macroelementi e oligoelementi a
secondo che il nostro organismo ne utilizzi grande quantità o siano
sufficienti solo piccole dosi. Tra i primi va ricordato il calcio,
presente in elevata quantità (120 mg ogni, 100 g) e in un rapporto
ottimale con il fosforo (94 mg/100 g) simile a quello presente nelle
ossa.
Il
calcio, come pure il magnesio (12 mg/100 g), si trovano nel latte sotto
forma colloidale, legati alla caseina e agli acidi fosforico e citrico.
Il potassio (153 mg/100 g) e il sodio (46 mg/100 g) sono presenti sotto
forma di cloruri.
Per
quanto riguarda gli oligoelementi; invece, la presenza più
significativa è data dallo zinco, dal silicio, dallo iodio, dal
selenio, dal rame, da ferro e dal manganese. La loro assunzione
nell’alimentazione è di estrema importanza perché è noto che
moltissime reazioni chimiche, indispensabili alla vita, non possono
avvenire in loro assenza.
Il
latte, lo yogurt e i formaggi sono indispensabili nella razione
alimentare soprattutto per coprire il fabbisogno di calcio, del giovane
in fase di crescita, dell’anziano, dell’uomo maturo, della donna in
gravidanza.
L’assunzione
costante di questo minerale, infatti, oltre alla funzione determinante
per le ossa, ha diversi effetti benefici. Tra gli altri sono stati
dimostrati quelli preventivi nei confronti dell’ipertensione arteriosa
e quelli assai rari di far diminuire il tasso di colesterolo nel sangue.
Quanto
calcio ogni giorno
0/3
MESI
|
300
mg
|
4/6
MESI
|
350
mg
|
7/9
MESI
|
400
mg
|
10/12
MESI
|
500
mg
|
1/9
ANNI
|
800
mg
|
10/17
ANNI
|
1200
mg
|
18/59
ANNI
|
800
mg
|
DA
60 ANNI
|
1000
mg
|
DONNE
IN GRAVIDANZA
|
1200
mg
|
Le
vitamine
Sono
fattori nutritivi non energetici (non sviluppano cioè calorie)
indispensabili per mantenere un buono stato di salute. Servono a
regolare il normale funzionamento di molte attività cellulari.
Le
vitamine che si riscontrano nel latte sono le vitamine liposolubili
(ossia quelle che si sciolgono nei grassi), come la vitamina A, la
vitamina D, la vitamina E, e le vitamine idrosolubili presenti nei
plasma latteo come la B1, B2, B6, la PP e la vitamina C.
Per
l’uomo il latte intero rappresenta una delle principali fonti di
vitamina A.
Le
funzioni più importanti di questa vitamina sono di proteggére le
cellule che rivestono le superfici di diversi organi (occhi, pelle,
bocca, intestino, ecc di assicurare il normale funzionamento della vista
e di prevenzione contro le infezioni.
La
vitamina D regolarizza il metabolismo del calcio, stimolando
l’assorbimento nel tratto intestinale in presenza di fosforo. La sua
carenza è frequente nell’uomo e provoca l’insorgere del rachitismo.
La vitamina E o tocoferolo è definita come vitamina della fertilità.
Si è visto, infatti, che in sua carenza alcune femmine di animali non
riescono a portare a termine la gravidanza. Nell’uomo non si conoscono
questi effetti.
Per
le vitamine del complesso B, invece, la B1 è raccomandata nelle forme
nevritiche, mentre B2 e B6 sono importanti per la loro azione nel
metabolismo umano.
La
vitamina PP è un coenzima necessario per molte reazioni cellulari. La
sua carenza provoca una tipica dermatite, detta pellagra, oltre che
lesioni all’apparato gastrointestinale e al sistema nervoso.
La
vitamina C, oltre a prevenire. e curare lo scorbuto, è indispensabile
per mantenere una normale resistenza delle pareti dei capillari
sanguigni. Ha una importante funzione antinfettiva.
Quante
vitamine
Vit.
|
Bambino
5 anni
|
Adulto
|
500
ml latte
|
A
|
5000
u.i.
|
5.000
u.i.
|
1.000
u.i
|
D
|
450
u.i.
|
--
|
22
u.i.
|
E
|
6
mg
|
10
mg
|
0,4
mg
|
B1
|
0,7
mg
|
1,5mg
|
0,75
mg
|
B2
|
1,3
mg
|
2,5
mg
|
0,2
mg
|
B6
|
1,3
mg
|
2,2
mg
|
0,17
mg
|
B12
|
2,5
mg
|
2,5
mg
|
0,2
mg
|
PP
|
9
mg
|
15
mg
|
0,6
mg
|
C
|
40
mg
|
45
mg
|
10
mg
|
Come
si vede l’apporto di vitamine con l’assunzione di mezzo litro di
latte al giorno può essere sostanzioso. È il caso della A, della B2
e della B12, per esempio, che rispettivamente arrivano al 20, 30 e 50
per cento del fabbisogno giornaliero.
Gli
enzimi
Gli
enzimi presenti nel latte dovrebbero arrivare ad una sessantina. Si
tratta di sostanze indispensabili per le funzioni vitali, di origine
varia: dal sangue, dalla mammella, dai leucociti, dai microrganismi. Le
lipasi e le proteasi sono fattori di trasformazione rispettivamente dei
grassi e delle proteine. Le lattasi, invece, favoriscono la digestione
del lattosio. Si trovano inoltre la lattoperossidasi, la fosfatasi, la
catalasi e numerosi altri enzimi oggetto ancora di studi e di
approfondimento sul loro significato nutrizionale e biodinamico.
La
carica microbica
Il
latte crudo presenta una microflora viva e vitale formata da batteri,
lieviti, muffe, ecc. Questi microrganismi possono essere, secondo la
specie e il tipo: utili, dannosi o indifferenti. Quelli utili
trasformano il latte nei suoi derivati come yogurt e formaggi.
I
microrganismi dannosi possono essere patogeni e provocare malattie per
l’uomo, oppure essere in grado di alterare il latte rendendolo
inutilizzabile per qualsiasi trasformazione. Questa microflora è
generalmente costituita da specie diverse: i bacilli del fieno, i
micrococchi della mammella, gli enterobatteri della lettiera, gli
pseudomonas dell’acqua, i lieviti dell’aria, le muffe del terreno o
delle pareti.
Gli
interventi di bonifica del latte crudo, come la pastorizzazione o la
sterilizzazione, sono necessari per eliminare i microrganismi dannosi, e
garantire al consumatore un alimento sicuro
dal punto di vista igienico.
L’acqua
Nella
composizione del latte si rimane sempre colpiti per la presenza
dell’88 per cento di acqua. Parlare di acqua non è esattamente
corretto. Si tratta in realtà di un fluido che deriva direttamente dal
plasma sanguigno, previa filtrazione attraverso il tessuto mammario.
Questo diluente fisiologico permette la particolare coesistenza di
proteine, grassi, zuccheri, e sali minerali. Il latte, perciò, risulta
essere anche un ottimo dissetante.
Quanto
latte al giorno ?
Il
consumo ottimale di latte, secondo l’Istituto Nazionale della
Nutrizione, dovrebbe essere di mezzo litro al giorno, per persona. Si può
arrivare anche ad un litro senza che questo procuri alcun problema.
Talvolta
in alcune persone esistono dei problemi di intolleranza. Questo problema
è dovuto al lattosio, lo zucchero del latte, che può risultare
difficilmente assimilabile nelle persone carenti dello specifico enzima
digestivo: la lattasi. Per questo chi non consuma mai latte può
denunciare gonfiori intestinali e diarree quando ne torna a prendere
dopo molto tempo. In questi casi è sufficiente riprendere un po’ per
volta, per indurre alla produzione dell’enzima. Solo in pochi casi la
carenza è genetica e vale la pena ricorrere a latti speciali, dove il
lattosio è stato predigerito: si chiamano di solito latti ad alta
digeribilità. Per altre persone esistono problemi di allergia al latte.
E’ una situazione più complessa a causa di una reazione immunitaria
verso le proteine del latte. In questo caso si deve rinunciare al
consumo di latte.
Per
tutti gli altri, al mattino il latte non deve mancare: costituisce un
alimento ricco non solo di sostanze plastiche, ma soprattutto
energetiche, adatte come riserva per le attività fisiche e mentali
(scuola e lavoro).
Quale
latte ?
Al
consumatore è richiesta una scelta, forse non facile. Nel punto vendita
è presente un’ampia offerta di marchi aziendali e di tipologie di
latti. Nella scelta emergono elementi legati alla tradizione, alla
praticità d’uso, al gusto, alle caratteristiche nutrizionali, al
pakagin, ecc.
Il
consumatore sintetizza le sue scelte per concetti di facile
memorizzazione, valutazione e di immediata individuazione del prodotto,
se riferiti ad esempio al valore energetico, all’effetto del
trattamento termico, alla qualità del prodotto.
Se
il riferimento è alla sostanza grassa, il latte si presenta nelle
tipologie:
-
intero, con una sostanza grassa non inferiore al 3,5%
-
parzialmente scremato, con una sostanza grassa fra 1,5% e 1,8%
-
scremato, con una sostanza grassa inferiore al 0,3%.
Se
il riferimento è al trattamento termico, troviamo:
-
il latte fresco pastorizzato e il latte fresco pastorizzato di
Alta Qualità, i quali si riconoscono per la conservazione in frigo, per
una durata non superiore ai 6 giorni successivi al trattamento termico (stabilito
per legge), per
un sapore che si avvicina al latte appena munto, (il trattamento termico
della pastorizazione deve essere superiore a 72°C, per garantire
l’assoluta sicurezza igienica al latte)
-
il latte microfiltrato pastorizzato, che si ottiene per separazione
della crema, microfiltrazione del latte magro, ricostituzione del latte,
pastorizzazione e confezionamento; questo latte, con una conservazione
in frigorifero, può durare fino a 20 giorni.
-
il latte UHT a lunga conservazione, il quale si riconosce per una
conservazione a temperatura ambiente, con una durata di 90 giorni dal
confezionamento; è un latte che presenta dei vantaggi in termini di
approvvigiamento e conservazione a livello anche domestico, (il
trattamento termico della sterilizzazione per il latte UHT, si avvicina
ai 150 °C, per garantire
la conservazione del prodotto, anche a temperatura ambiente).
Se
il riferimento è alla qualità, troviamo:
-
al primo posto, ampiamente riconosciuto da tutti, il latte fresco
di Alta Qualità, il quale rappresenta il meglio della produzione
zootecnica, cui segue un trattamento di pastorizzazione che non
compromette i valori nutrizionali dell’alimento.
Il
coefficente di digeribilità dei nutrienti del latte è molto elevato:
97% per le proteine, 95% per i lipidi, 98% per i glucidi. Perfettamente
digeribile, sempre che si faccia attenzione agli abbinamenti. Ad
esempio, l’aggiunta di cereali al latte, provoca a livello gastrico la
formazione di un coagulo spugnoso, con un miglioramento del processo
digestivo. Inoltre il latte, con il suo apporto in aminoacidi
essenziali, completa le deficienze in lisina, treonina
e triptofano dei prodotti di origine vegetale.
A
100 grammi di latte intero corrispondono 62 Calorie davvero nulla
rispetto a quelle presenti in altri alimenti. Per questo è sempre
consigliabile il latte
fresco intero di Alta Qualità, un prodotto rigorosamente controllato
alla produzione, eccelso in termini di qualità, di sicurezza igienica,
di valori nutrizionali.
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